Secondo Aristotele (IV sec. a. C.), la Terra era il centro dell'universo, il Sole orbitava attorno ad essa e i corpi celesti, come la Luna ad esempio, erano perfettamente sferici e con una superficie perfettamente liscia e levigata, un po' come una palla da biliardo. Queste idee furono considerate come verità scientifiche per secoli, finché un bel giorno, anzi, una notte, un curiosone di nome Galileo Galilei (1564-1642), si accinse a guardare il cielo attraverso l'oculare di uno strano aggeggio, inventato dagli olandesi, ma che lui aveva perfezionato e reso più efficiente, un "cannone con occhiale" come lo definì egli stesso.
Ciò che Galileo osservò possiamo vederlo nel suo libro, pubblicato il 12 marzo del 1610, il "Sidereus nuncius".
I disegni sono stati fatti da Galileo in persona.
Aristotele si sbagliava, perché basava le sue idee esclusivamente su un metodo deduttivo in cui mancava la sperimentazione, che è in grado di dimostrare se c’è un errore nelle premesse.
Il vero "metodo scientifico", fu elaborato nella forma più completa e moderna proprio da Galileo.
Nonostante ciò, il potere dominante all'epoca, cioè la religione cattolica, la Chiesa, si arrogò il diritto di decidere che Aristotele era il detentore della verità assoluta e costrinse Galileo a ritrattare le idee derivanti dalle sue osservazioni, minacciando di bruciarlo sul rogo, come aveva fatto con Giordano Bruno.
Qualche anno dopo, 31 ottobre 1992 papa Giovanni Paolo II, riconobbe che "probabilmente tra Galileo e la Chiesa ci furono delle incomprensioni".
Già. Cose che capitano…